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15/11/2019
14:40

Tra 2019 e 2020: cosa aspettarsi dal mercato secondario?

 

Immaginate un evento di settore che riunisce intorno allo stesso tavolo i maggiori esperti del mondo NPL italiano ed europeo. UTP, GACS, Servicers: quali saranno, secondo voi, i principali argomenti di discussione?

Mercoledì 13 novembre a Milano si è tenuto il 4th Annual Investors’ Conference on Italian & European NPL e, come immaginavate, un focus molto importante è stato dedicato al secondary market.

In rappresentanza di Banca Ifis, Riccardo Sigaudo, Head of Transactions di Ifis Npl, è intervenuto in qualità di speaker alla roundtable “Emergence of the Secondary Market” insieme ai maggiori esponenti di organizzazioni del calibro di ECB (European Central Bank), JP Morgan e LCM Partners. Diversi i punti che sono stati toccati durante la discussione, a partire dalle aspettative per il 2020. “Con riferimento al Market Watch NPL di Banca Ifis presentato durante l’ultimo NPL Meeting, entro la fine del 2019 ci aspettiamo transazioni per un totale di €46 miliardi, con una incidenza del mercato secondario molto più elevata rispetto agli anni scorsi (quest’anno il 35% dei volumi attesi verrà transato in questo mercato, a differenza del 2% nel 2018 e 4% nel 2017). Tale mercato sarà altrettanto rilevante anche nelle dinamiche che caratterizzeranno l’intero 2020, dal quale ci aspettiamo €43 miliardi in transazioni e che vedrà il 40% dei deal concludersi all’interno del secondary market” ha commentato Sigaudo.

Mercato primario e secondario a confronto

Il dato principe emerso dall’ultimo Market Watch NPL di Banca Ifis riassume le dinamiche di un settore tanto dinamico quanto importante per l’economia del BelPaese: sono 330 i miliardi di stock deteriorato che il sistema Italia dovrà gestire d’ora in avanti e, se si vuole rispettare le curve di recupero ipotizzate, sarà necessario approcciarsi al mercato secondario in modo molto più dettagliato e specifico rispetto al passato. Il peso di attività come il recupero stragiudiziale e giudiziale, il servicing, le prescrizioni e la mancanza di documentazione giocano un ruolo molto diverso rispetto al mercato primario. Ovviamente questi aspetti vengono analizzati a fondo dagli investitori ma, dall’altro lato, non vengono sempre resi pubblici da chi decide di vendere un portafoglio. Questo modus operandi però, a lungo andare, crea un vero e proprio limite all’evoluzione del mercato, impedendo sia ai compratori che ai venditori di raggiungere i propri cash flows.

“Crediamo fortemente che per raggiungere il pieno sviluppo di questo mercato, alcuni aspetti fondamentali debbano essere sempre considerati in fase di re-sell di portafogli NPL. In particolare, siamo convinti dell’importanza di 3 variabili che, a lungo termine, condizionano l’intero processo di recovery:

  • Due-diligence approfondita, tanto importante quanto strategica, permette una totale comprensione della qualità del portafoglio;
  • Trasparenza, accuratezza e precisione delle informazioni aiutano a costruire un sistema di scambio che vede la massimizzazione degli interessi di tutti i soggetti coinvolti nella trattativa;
  • Capire com’è stato gestito il recovery process permette al compratore di valutare il grado di stress del portafoglio, ma anche di capire quali azioni attuare per raggiungere le curve di recupero ipotizzate in fase di due-diligence. Si sa, il mercato secondario è tutto un altro mondo rispetto al primario e spesso necessita di un’analisi molto più approfondita, credito per credito” ha riferito Riccardo Sigaudo.

Infine, la discussione si è spostata sulle sfide che servicer e investitori dovranno affrontare nel prossimo futuro. Per quanto riguarda i primi, i Top10 servicer gestiscono circa il 78% del deteriorato italiano. In questo scenario, prima di aumentare il proprio AuM (Asset under Management), sarebbe necessario raggiungere il giusto equilibrio, che permetta loro di lavorare correttamente lo stock in gestione. Ai servicer viene chiesto di rispettare i cash flows preventivati in sede di business plan; dovranno inoltre porre molta attenzione al processo di selezione dei crediti che verranno inseriti nei portafogli oggetto di vendita, in modo da raggiungere la performance desiderata ed evitare possibili mismatch con il business plan.

Per quanto riguarda gli investitori invece, questi dovranno approcciarsi al secondary market con molta prudenza. “Per prima cosa, conclude Sigaudo, è possibile che il venditore stia tentando di fare quello che in gergo viene definito “trading NPL” ovvero “aggiustare” la propria performance vendendo una piccola porzione di un importante portafoglio di crediti deteriorati. In questo caso, le probabilità di concludere un deal poco trasparente e scarso di informazioni sono molto elevate. Inoltre, comprare portafogli NPL nel mercato secondario comporta uno sforzo di due-diligence maggiore, cosa che permette di evitare investimenti poco ragionati. Infine, i player attivi nel mercato secondario che vorranno ottenere costanti performance di recupero dovranno strutturarsi in modo tale da poter condurre analisi approfondite sui portafogli in gestione: solo con un approccio sartoriale (loan-by-loan) i piccoli/medi investitori potranno evolversi in player industriali.”

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